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Autore L'ignoto spazio profondo, di Werner Herzog
sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 22-01-2006 18:09  
Il cinema può raccontare qualsiasi cosa.
Il cinema può essere ovunque, nello spazio e nel tempo.

Chi ha avuto la fortuna di vedere sul grande schermo l'ultimo lavoro del tedesco "furore di dio" Werner Herzog, ha assistito ad un mirabolante e surreale attacco contro l'essere umano in quanto nemico del pianeta e dell'ambiente in cui vive. Brad Dourif sembra davvero un alieno, nell'occhio alienato e alienante di Herzog, e non possiamo non abbassare il capo per la vergogna davanti alle accuse che ci muove, davanti alla sciocchezza con cui andiamo a cercare un nuovo pianeta da uccidere, a colpi di umanità, proprio lì da dove l'alieno viene, lì da dove la sua razza è già stata costretta a fuggire, attraversando autostrade spaziali che presto saranno piene di aree di servizio e, perché no, di caselli e tubi di scarico.
Chissà che non ci sia bisogno di targhe alterne, un giorno, in quelle vie di collegamento interplanetarie che gli scienziati ci illustrano in maniera a noi, oggi, così incomprensibile.
Solo domani, quando conosceremo quelle formule come il modo di sommare due mele e due pere, abbandonando la Terra le daremo modo di tornare a splendere. Solo quando invaderemo lo spazio che ci circonda.

Il cinema può essere ovunque, ci circonda come il vuoto, come la spazzatura, come l'ignoto spazio profondo di una Washington mai costruita.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 22-01-2006 18:16  
Peppe di' qualcosa, ho saputo che t'è piaciuto assai...
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2006 18:26  
Grandissimo film (o documentario?), inferiore solo a "Lessons from the darkness", forse ancora più difficile da trovare.
Eh, sì, sono un ragazzo fortunato!
Devo schizzare ora, poi scriverò qualcosa dal senso un po' più compiuto.
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"Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?"

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 22-01-2006 18:37  
l'ho trovato un film tremedn, autocompiaciuto fino alla nausea.
Uscito dalla sala Beppe non mi ricordo cosa mi disse di lapidario, ma mi ricordo l'espressione
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2006 18:40  
quote:
In data 2006-01-22 18:16, sandrix81 scrive:
Peppe di' qualcosa, ho saputo che t'è piaciuto assai...




In effetti, lo dico da grande estimatore di Herzog, questo film, durante la proiezione veneziana, mi lasciò del tutto indifferente... per usare un eufemismo. Ora non posso dilungarmi - avevo chiuso, letto il nuovo titolo, la curiosità mi ha indotto a leggere - ma torno presto.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2006 18:41  
quote:
In data 2006-01-22 18:37, gatsby scrive:
l'ho trovato un film tremedn, autocompiaciuto fino alla nausea.
Uscito dalla sala Beppe non mi ricordo cosa mi disse di lapidario, ma mi ricordo l'espressione




Ricordi bene!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 22-01-2006 19:17  
per essere sintetico, ho tralasciato l'aspetto fondamentale.
L'ignoto spazio profondo, non è solo quello attraversato dagli alieni prima e dagli umani poi; non è solo quello che circonda la Terra; non è solo quello terrestre, come quello del pianeta da cui l'alieno narrante proviene.
La macchina di Herzog esplora lo spazio per esplorare il tempo, si spinge nello spazio dove l'uomo non può arrivare per spingersi nel tempo dove l'uomo doveva ancora arrivare. Occupa tutto lo spazio possibile, e tutto lo spazio impossibile, irragiungibile se non nella finzione cinematografica, per occupare tutto il tempo possibile e impossibile, per tornare fino all'alba del pianeta Terra. Il viaggio dell'astronave nello spazio extraterrestre non è altro che il viaggio dell'uomo nel tempo terrestre.
Tradizionalmente, il viaggio nell'arte è viaggio di formazione, alla fine del viaggio nulla è più come prima. Quello di Werner Herzog è invece un viaggio volto a smascherare la natura distruttrice dell'essere umano. Alla fine di un viaggio, persino di un viaggio infinito, cambierà il mondo, ma per l'uomo tutto sarà sempre uguale, ci sarà sempre un pianeta da sfruttare e distruggere, e ci sarà un pianeta che liberatosi dalla presenza umana tornerà a vivere, e a splendere. Il viaggio non cambia nulla, la storia dell'uomo è a circuito chiuso, ma è un circolo vizioso, è una storia di distruzione.
Nello spazio come nel tempo.

Herzog prende di petto un viaggio attraverso la storia dell'uomo tramite un viaggio attraverso lo spazio, proprio come aveva fatto Kubrick 38 anni fa. Ma il film di Herzog è filmicamente ineccepibile, sfrutta al meglio le potenzialità del linguaggio (leggasi: montaggio), e, cosa non da poco, riesce ad essere decisamente più profondo nella metà del tempo.
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 22-01-2006 19:41  
L’ignoto spazio profondo ci circonda, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto siamo uomini letteralmente inghiottiti dalla spazzatura, che in ogni sua forma disorganica completa questo pianeta, solo apparentemente pulito, e infinito. Come l’alieno alterato accusa la Terra di un’eccessiva vastità del suo suolo e denuncia ciò che vi accade sopra, così Werner Herzog sintetizza questa stessa sfera materiale in una sterminata landa californiana, dove un uomo turbolento cammina, pronunciando verità e falsità cosmiche. I suoi movimenti comunicano di per loro fascino e compiutezza visiva allo spettatore, anche grazie a un Brad Dourif superlativo, coda di capelli bigi e occhi spiritati si antepongono all’ignoto spazio terrestre. Suoli solcati da affascinanti turbine per l’energia eolica, scheletri di case e pullman, ove la spazzatura si sedimenta e non si percepisce presenza umana alcuna. Quindi l’uomo che parla, il background che è non luogo e allo stesso tempo luogo post-atomico, effetti sterminanti di realtà parallele e inumane.
L’ignoto spazio profondo è percorso da una navicella in cui gli astronauti che la governano vogliono ritornare alla loro base, sul pianeta terra. Questo però è diventato invivibile durante la loro assenza interplanetaria, e l’unico modo per sopravvivere è trovare un nuovo pianeta su cui atterrare. L’alieno ci è narratore di tali vicissitudini in quanto esemplare sociale di una popolazione extraterrestre, scesa sulla terra per cercare invano di socializzare con gli esseri umani.
Dubbio che ha assalito un recente e ristretto filone cinematografico pertinente la situazione climatica e meteorologica dell’atmosfera terrestre, continuamente inquinata ed inquinante, è se questa descrizione potrà essere scritta e tratta ancora per molto. La natura si ribellerà prima o poi? Se sì, quando e in quale modo? Le risposte sono molteplici, c’è chi propone versioni cinematografico-catastrofiche in “giorni dopo domani”, e chi come il maestro Werner Herzog predilige una versione metafisica e subordinata dell’impressione per immagini riguardante problematiche naturali attuali, da non sottovalutare assolutamente. Herzog più che all’allarmismo sembra volerci richiamare all’attenzione, a quella dei sogni nello spazio, di chi da bambino voleva essere astronauta e di chi non lo è diventato, e faceva largo uso di benzina quando la specie umana esisteva ancora. Oggi che questa si è bruciata, non manca certo il cielo chiaro e la temperatura mite, ma manca l’umanità commemorata da carcasse metalliche e sporcizie di ogni genere.
Non serve certo l’abuso degli effetti speciali, se non ai botteghini, per far riflettere la gente su un problema che le è così vicino e a “portata di mano” come l’inquinamento ed il completo azzeramento di valori importanti quali fantasia e sogno, ormai propriamente idealizzati da mode e amoralità. Non che Werner Herzog voglia fare la morale al suo pubblico, che difficilmente sarà quello miscredente all’arte del sognare, ma oltre ad impartire una nuova eccellente lezione di cinema, sensibilizzare chi non valorizza adeguatamente l’immaginazione come medium delle problematiche riguardanti la realtà, e quindi l’arché del realizzare e fruire cinema. Attraverso due generi elegantemente contrapposti, quale quello documentaristico ed il genere fantasioso, Herzog dimostra infatti come solo l’arte possa abbattere il dualismo presente fra realismo comunemente inteso e surrealismo nella sua accezione più letterale. Per questo il discorso filmico assume sembianze oltremodo curiose e intelligenti quando il suo significato viene a compiersi, ed il realismo più prosaico a fondersi col surrealismo elegiaco, supportato da musiche e riprese spaziali splendide.
Herzog raffigura due mondi paralleli perché esistenti, e contrapposti perché troppo distanti, forse l’uomo non ha alcun diritto di opporsi alle leggi della natura.
Tra le opere più apprezzate di Venezia 62.

daPositifcinema
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2006 21:55  
Bene, un nuovo fronte in cui battagliare. Non vi leggo, non prima di aver buttato giù qualche ideuzza avendoci un po' di tempo.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 23-01-2006 17:36  
insomma non bisogna vederlo?
non è che ami molto herzog ma questo mi intrigava...
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http://trifo.blogspot.com

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 23-01-2006 17:39  
quote:
In data 2006-01-23 17:36, kagemusha scrive:
insomma non bisogna vederlo?


pensavo di averne parlato come di un ottimo film.
e anche Cronenberg credo lo pensasse.
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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 23-01-2006 17:43  
quote:
In data 2006-01-23 17:39, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2006-01-23 17:36, kagemusha scrive:
insomma non bisogna vederlo?


pensavo di averne parlato come di un ottimo film.
e anche Cronenberg credo lo pensasse.



perdonami
ho letto solo la critica breve
anche perchè non leggo mai le vostre critiche fiume prima di vedere un film ma solo dopo
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ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 23-01-2006 22:38  
Non ho motivo di dubitare della correttezza delle vostre analisi, Sandrix e Cronenberg, ma, per quanto riguarda me, ad un terzo circa del film (quando il fisico comincia a spiegare i suoi teoremi sulla navigazione spaziale) ho del tutto rinunciato a capire il senso di quello che stavo vedendo, l'eventuale messaggio consegnato da Herzog al suo pubblico.
E da lì precisamente è comincito per me il vero godimento, tutto sensoriale, per le immagini (sue? della NASA? di Custeau?) che mi scorrevano davanti agli occhi e per i suoni che mi circondavano! Che splendore le immagini degli astronauti che ondeggiano lentamente nel ventre della nave, in posizione raccolta mentre si misurano la pressione o camminano sui tapis roulant per mantenere in esercizio le gambe; che meraviglia i loro volti non-recitanti ed i suoni che accompagnano i dialoghi misteriosi delle forme di vita aliene immerse in un mare vertiginosamente blu!
Per me L’IGNOTO SPAZIO PROFONDO è un film che vive essenzialmente della confusione e dello spaesamento che genera nello spettatore (in me spettatore), dell’ambiguità fra i significati possibili, dell’incertezza fra documentario e finzione, fra scienza e poesia.


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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-01-2006 01:07  
Ho trovato questo film troppo "costruito", cerebrale, concettuale. Nulla che ricordi l'incanto "astratto", metafisico eppure immediato, sublime di Fata Morgana, di Tempesta nel deserto e di altri documentari. Herzog gioca troppo con le immagini statiche, sulle quali predonima toppo il parlato, la letteratura, la folosofia, il tutto tirato troppo per le lunghe. Abusa, per la prima volta delle musiche usati a fini suppletivi, per compensare le vistose carenze e cadute narrative e figurative. Per ora.., non ho tempo di dire meglio.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-01-2006 01:13  
quote:
In data 2006-01-24 01:07, AlZayd scrive:
Abusa, per la prima volta, delle musiche usate a fini suppletivi, per compensare le vistose carenze e cadute narrative e figurative. Per ora.., non ho tempo di dire meglio.




meglio dire: le vistose "debolezze" narrative e figurative
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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